Croce di Re Desiderio

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Brochure informativa per una mostra d'arte nel Museo di Santa Giulia.



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La Croce di Re Desiderio (1657) rappresenta uno degli esemplari liturgici più rari giunti sino a noi, per la gran quantità e il pregio delle pietre decorate; 212 "gemme": pietre dure, cammei, pietre incise e paste vitree, il tutto su di una struttura in legno, rivestito da una lamina metallica, con i bracci dilatati alle estremità.
All’incrocio dei bracci della Croce si possono trovare due tondi con un’effigie di Cristo in trono e un Crocifisso. Al termine del braccio inferiore è situato un medaglione del III secolo d.C., che immortala una donna aristocratica con ai lati i due figli.
L’interpretazione leggendaria la identifica in Galla Placidia ovvero nella regina Ansa, fondatrice di Santa Giulia, con i figli Adelchi e Anselperga. Nella decorazione appare una iscrizione in greco: “BOYNNEPI KEPAM”. Si ritiene sia la firma dell’autore ma non è da scartare l’ipotesi che sia il nome del pater familias. 

Esiste un alone di leggenda intorno al manufatto che lo preservò dalle politiche del governo della Repubblica Cisalpina, che nel 1798 soppresse il convento a Santa Giulia ma salvò la Croce. Successivamente consegnata alla biblioteca Queriniana, da cui sarebbe poi stata trasferita nel 1882, al Museo dell’Età Cristiana e poi riportata nell’originaria collocazione di Santa Maria in Solario.
Croce Re Desiderio 1
Croce Re Desiderio 2
Croce Re Desiderio 3